Clubhouse: stella o meteora dei social?
Clubhouse nasce a
Maggio 2020, in piena pandemia da Covid-19, da un’idea dell’imprenditore della Silicon Valley
Paul Davison e da un ex dipendente di Google
Rohan Seth. Il successo dell’applicazione è stato repentino ed inaspettato poiché in molti hanno intravisto un buon potenziale, tanto che dopo i primi 1500 iscritti, la piattaforma ha ricevuto un finanziamento di
100 milioni di dollari dalla società di venture capital di Andreessen Horowitz. Conta attualmente
2 milioni di utenti e la valutazione complessiva ha raggiunto un miliardo di dollari.
Clubhouse è un social che nasce dall’esigenza di comunicare in modo differente e concreto, in un periodo storico particolarmente difficile. Utilizza uno strumento a disposizione di tutti in ogni momento della giornata:
la voce. Questa caratterista permette il suo utilizzo in qualsiasi situazione e in qualsiasi momento della giornata, dalla colazione alla pausa caffè, passando per l’aperitivo delle 18 fino al dopo cena.
Tuttavia, ci sono delle particolarità che caratterizzano Clubhouse, è un social
“elitario”, perché?
- È un’applicazione in fase beta e disponibile solo per iOs (per chi ha Android c’è da aspettare)
- Può iscriversi solo chi riceve un invito da parte di utente già presente sulla piattaforma (ogni utente registrato ha due inviti)
Una volta invitato ad accedere alla piattaforma, ogni utente deve compilare una sorta di questionario sui propri interessi, così che sia l’algoritmo di CH a decidere quali stanze tematiche mostrarti al tuo accesso.
Il funzionamento delle stanze è deciso dai moderatori o da chi le apre e può essere cambiato in ogni momento in queste modalità:
- una persona parla e poi decide di rispondere alle domande degli ascoltatori;
- due o più persone si confrontano su un tema davanti agli ascoltatori;
- stanza informale in cui tutti sono liberi di parlare;
- le stanze possono essere calendarizzate in anticipo, creando un vero e proprio evento.
Le regole sono chiare:
- chi accede deve farlo con il proprio nome e verificare l'identità (l’iscrizione è permessa solo ai maggiorenni)
- non è consentito registrare o diffondere gli audio che vengono condivisi all’interno della piattaforma;
- sono proibiti hate speech, razzismo e abusi verbali di ogni genere.
I
moderatori segnalano le stanze in cui si rilevano comportamenti sospetti e da questi, decidono quali utenti devono essere rimossi dalla piattaforma. Oltre all’utente in questione, inoltre,
verrà rimosso l’accesso anche a chi l’ha invitato. Le segnalazioni non arrivano solo dai moderatori ma tutti gli utenti hanno la possibilità di segnalare degli “abusi”:
si può segnalare il singolo utente, ma non la stanza nella sua interezza!
Ogni account è collegato a un numero di cellulare che serve per ricevere via sms il codice di ingresso. Per iscriversi a Clubhouse bisogna avere
almeno 18 anni e non ci sono strumenti in grado di verificare l'età che viene dichiarata dagli utenti. I server sono su territorio statunitense, i dati dell'utente (si legge nei termini di utilizzo) possono essere utilizzati in forma aggregata per analisi statistica ma anche per fini pubblicitari.
Non è ben chiaro lo scopo e non è del tutto spiegato cosa resti a Clubhouse di noi dopo la chiusura di un account. Risulta invece chiaro che la società dice di non essere responsabile per l'uso di eventuali registrazioni da smartphone delle conversazioni e delle comunicazioni e di non essere responsabile per
“le perdite di dati e le comunicazioni sia offline che online”. Ad oggi
non c'è un riferimento alla normativa europea di protezione dei dati GDPR ma solo al California Consumer Privacy Act (CCPA) - la società però si è detta aperta ad adottare altre normative sulla privacy.
A differenza degli altri social network più popolari non si scrive, non si pubblicano foto o video o messaggi vocali:
si parla o si ascolta in diretta. È tutto organizzato in stanze (room), si può decidere di aprire una stanza, darle un nome e invitare i tuoi amici oppure entri in una stanza e inizi a parlare o ad ascoltare.
Non è un social aperto al grande pubblico, almeno per il momento. Gli ideatori affermano che l’apertura ad un audience maggiore sia rallentata a causa di diversi fattori:
- la volontà di mantenerlo un posto sicuro e quindi di voler controllare tutte le stanze;
- lo studio in corso delle dinamiche interne per capire cosa bisogna migliorare prima di raggiungere un alto numero di utenti.
Lo scopo della piattaforma è dare vita a discussioni costruttive e fare networking in maniera efficace, con interazioni che simulano il contatto nella vita reale.
L’Europa è stata letteralmente travolta da Clubhouse, in verità buona parte dell’iniziale successo di questa app
è merito di un attento lancio negli Stati Uniti da parte dei fondatori. A differenza di quanto avveniva in passato, Clubhouse ha invitato col contagocce alcune delle personalità più note del mondo del digitale e soprattutto dello spettacolo statunitense come Oprah Winfrey, Drake, Kevin Hart, Chris Rock. Quest’aura di
esclusività ha contribuito ad alimentare un chiacchiericcio incessante e misterioso, in cui tanti parlavano di una app che ben pochi avevano realmente sperimentato.
Per ora
in Italia gli utenti sono ancora pochi e gli argomenti sono generici, dato che per lo più sono stati invitati gli esperti nel campo di comunicazione e tecnologia e influencer marketing. La maggioranza delle stanze sono a tema “growth hacking”, “monetizzazione”, “personal branding” ecc…Se siete tra quelli che provano un senso di pesantezza non appena mettono piede su LinkedIn, il rischio di scappare da Clubhouse un secondo dopo essere atterrati è forte. I temi rischiano di essere troppo verticalizzati ma ci sono anche stanze dove si parla di arte, di cinema, lettura ed altri interessi.
L’utilizzo di clubhouse nelle iniziative di marketing
per il settore farmaceutico e sanitario è evidentemente ancora non attuabile, da un lato per la scarsa diffusione, dall’altro per le limitate conoscenze del mezzo (ad esempio, ipotizzando di voler affrontare temi legati a farmaci etici, come si potrebbe garantire la presenza solo di professionisti della salute?) da ultimo per le limitazioni, forse sarebbe meglio dire caratteristiche, tecniche quali ad esempio l’impossibilità di registrare.
Cercando però di andare oltre questi pochi punti è possibile
immaginare delle applicazioni future, ad esempio si potrebbero creare stanze virtuali dove effettuare mini-meeting con un gruppo ristretto di medici e un rappresentante aziendale – congressi dove l’opinion leader effettua il suo intervento e poi ha la possibilità di interagire con i colleghi, magari prendendo anche clinici da altre parti del mondo – appuntamenti fissi settimanali da utilizzarsi in maniera simile a quella dei
branded podcast o, più in generale, l’integrazione di questo mezzo all’interno di una strategia multicanale.
Come sempre q
uando nasce un nuovo social l’unico vincolo al suo utilizzo nel marketing è dettato dalla nostra fantasia – nei prossimi mesi terremo d’occhio clubhouse, la sua evoluzione tecnologica e la sua diffusione sperando di includerlo magari in uno dei nostri prossimi progetti.
Autore:
Marco Morandi
Fondatore e direttore delle operazioni in PKE Marco Morandi si occupa da circa 20 anni di servizi per il settore farmaceutico e sanitario sviluppando una grande esperienza nell’area del CRM farmaceutico della comunicazione e marketing. Docente di Marketing Farmaceutico presso la Business School del Sole 24 Ore, appassionato d’innovazione, fa parte del Consiglio di Amministrazione di Innovits, no profit a supporto delle startup.