Millennial? Arriva la generazione C…e D!
Cos'è la generazione C? -
Qual è l’età? -
Come interagisce? -
Come la possiamo raggiungere? -
Quanto è grande? -
La generazione D
La rivista americana Forbes ha recentemente pubblicato un articolo individuando le caratteristiche di un nuovo pubblico: la Generazione C!
Non devi essere nato fra il 1980 e il 2000 per vivere attaccato al tuo iPhone o per essere attivo sui social. Non è neanche vero che i più giovani siano gli unici a cercare di dare uno scopo alla loro carriera, non solo di portare a casa uno stipendio, né che siano i soli a volere fare la differenza.
Il concetto di Millennial è troppo limitante: le aziende sono state incoraggiate a investire le proprie risorse di marketing su questo ristretto settore demografico e non si sono accorte della Generazione C.
Nel 2012, il Digital Analyst Brian Solis ha definito gli appartenenti alla generazione C come
“i consumatori connessi”. Ha spiegato che
chiunque abbia integrato la tecnologia nella propria routine quotidiana – a prescindere dall’età anagrafica – condivide certe caratteristiche.
Solis non è stato il primo a parlare della Generazione C.
Già nel 2004 i ricercatori avevano notato un nuovo gruppo intergenerazionale costituito da persone esperte nell’uso della tecnologia digitale, in grado di creare e curare contenuti, costruire community online, trovare e consumare prodotti in modo diverso.
A seconda della persona a cui ci si rivolge, la C in “Generazione C” può riferirsi a “collaborazione”, “community”, “computerizzato” e “contenuti”.
Ecco un aspetto di importanza fondamentale:
la Generazione C non è affatto costituita da un gruppo di persone accomunate dal fattore anagrafico. È una questione di mentalità.
Non c’è una data limite per appartenervi: a 15 come a 85 anni, si può esserne membri a pieno titolo. L’appartenenza non è definita nemmeno dallo stato socio-economico, dall’etnia, dall’area geografica di residenza né dai classici marcatori demografici. È definita dal concetto di connettività, nella sua accezione più completa. Chi appartiene a questa generazione non è semplicemente online, ma è attivo e coinvolto nelle community online, dai social network più familiari ai siti dove recensire prodotti.
Non si limita a usufruire dei contenuti esistenti, ma ne crea e cura di nuovi.
Troppo spesso, però, questi tratti sono stati attribuiti solo ai Millennial. Il concetto di Generazione C, invece, è utile perché libero dai confini arbitrari legati all’età.
La Generazione C vive nel mondo digitale: la televisione, i supporti cartacei, la radio, ecc. possono rappresentare al massimo dei media accessori. Passano senza soluzione di continuità dal portatile al tablet allo smartphone, sono connessi in ogni istante, spesso su diverse piattaforme.
L’aspetto più importante è legato al modo in cui la Generazione C utilizza i dispositivi, ossia come strumenti di partecipazione, non di consumo passivo.
Lo streaming video e i social media occupano la maggior parte del tempo che i membri di questa generazione passano online. Invece di affidarsi alle fonti di informazione tradizionali, ottengono le notizie dai feed dei social media: stream basati su algoritmi in Facebook, Twitter, LinkedIn e altri network che aggiungono le preferenze di amici e follower.
Rispondere e interagire (con commenti, emoji, testo e tweet) è importante quanto leggere e guardare.
Creare contenuti è importante quanto usufruirne.
Per raggiungere noi membri della Generazione C
occorre entrare nelle nostre vite, alle nostre condizioni.
I contenuti migliori e degni di fiducia sono quelli condivisi sui nostri network personali. Per le aziende, si tratta del Santo Graal dell’approvazione: la raccomandazione tramite passaparola su Facebook, un meme creativo che diventa virale su Twitter, un like da parte di un influencer popolare.
Raggiungere la Generazione C significa avere un’ottima consapevolezza del potere dei clic: l’arte di creare contenuti condivisibili, di intrattenimento, utili e di forte impatto visivo. In un’epoca in cui le fonti di informazione e intrattenimento sono illimitate, non si può pensare di dirottare l’attenzione su qualcosa di banale come un annuncio pubblicitario.
Ecco perché
stabilire una connessione con la Generazione C implica un profondo investimento sui social media, sia mentale che finanziario. Instagram, Telegram, Tik Tok, LinkedIn, Facebook ecc… è questa la rete neurale attraverso cui la Generazione C si confronta e comunica con il mondo, sia con quello attorno a sé sia quello globale.
Poco più di dieci anni fa, le sue fila contavano solo pochi utenti: una prima ondata di pionieri che si sono immersi nel mondo dei social media e della creazione di contenuti digitali.
La verità è che la Generazione C è dappertutto: vi appartengono tantissimi Millennial, ma anche membri delle Generazioni X e Z, e persino i cosiddetti “Baby Boomer”. La trasformazione digitale, insieme a tutti i cambiamenti culturali che hanno accompagnato il boom della connettività, ha annullato le barriere anagrafiche tradizionali.
L’era della Generazione Y, o dei cosiddetti Millennial, si sta esaurendo (ed è giusto così).
Se la lettera C è quella della connessione, o meglio della connettività, la D sottolinea la disconnessione. Non da web e social network, ci mancherebbe: la ricerca annuale di
We Are Social e
Hootsuite ne quantifica la crescita anche quest’anno. Piuttosto, dalle marche e dal loro marketing.
Il
92% delle persone sostiene di passare senza nostalgia da un brand a un altro.
Più che di customer loyalty, come marketer dobbiamo iniziare a pensare alla customer disloyalty: dobbiamo iniziare a parlare di
generazione disconnessa.
Proprio grazie a tutta questa connettività, infatti, i clienti si stanno appassionando al nuovo e alla scoperta di orizzonti inesplorati. In una parola (inglese, come spesso accade), fanno del
newism uno dei valori più importanti del loro essere consumatori.
E tu a quale generazione appartieni?
Autore:
Maria Chiara Anigello
Maria Chiara Anigello è Junior Digital Strategist presso PKE srl, società nata per gestire i database delle professioni sanitarie e la creazione di comunità profilate sulla rete internet, laureata in biologia e applicazioni biomediche presso l’Università di Parma. Dopo l’esperienza come Product Specialist, ha implementato le sue conoscenze frequentando il master in Management del settore Sanità, Pharma e Biomed presso la 24ORE Business School di Milano.
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